Parlare di rock senza fare differenze di genere: intervista a Jessica Dainese, autrice de "Le ragazze del Rock"

Ph: Lorenzo Marra

Jessica Dainese, giornalista musicale, collaboratrice di Alias, l'inserto culturale del Manifesto e autrice del libro “Le ragazze del Rock” racconta ai microfoni di Normcore le difficoltà che le band femminili hanno incontrato e incontrano tutt’ora nel mondo del rock e dell'urgenza di raccogliere le loro testimonianze prima che vadano perse. Nella speranza di in un cambiamento radicale.




Ciao Jessica, benvenuta a Normcore. Poco fa ascoltavamo le mitiche Kandeggina Gang, una delle prime rock band femminili italiane.

Purtroppo sono un po’ arrabbiata con loro perché avevano dato la loro disponibilità a essere intervistate e invece sono le uniche che si sono tirate indietro dicendomi che stavano scrivendo un libro loro, anche se ancora non è uscito nulla. Nel libro ne parlo ma ho dovuto prendere informazioni da altre fonti. Comunque sia, il disco che hanno lasciato è carino. 

Sì, a me piacciono, sono brani appiccicosi, anche se sono solo due.

Beh è già tanto. Altri hanno lasciato anche meno. Alcuni gruppi di cui parlo non hanno lasciato nulla di ufficiale. Al tempo per un gruppo femminile era già tanto incidere un 45 giri.



A nessuno verrebbe in mente di scrivere una storia del rock al maschile in Italia. Pensi che ci sia ancora sessismo nel mondo della musica? Per questo nasce questo libro?

È nato da un’idea contemporanea. Negli anni ’90 frequentavo la scena riot girl e ho avuto sempre il pallino di scrivere un libro sulla scena italiana ma non eravamo tante e sarebbe stato troppo breve quindi pensavo di allargarlo ad altri gruppi. Contemporaneamente Oderso Rubini, produttore di molte band del libro, e anche di gruppi famosi come Gaznevada e Skiantos, ha avuto questa idea e mi ha chiesto di scrivere un libro sulle donne nel rock. Lui stesso ha sempre cercato di dare spazio alle donne e si è accorto che i gruppi maschili non erano altrettanto favorevoli a questa cosa. Addirittura - sembra sconvolgente ma se accade in altri settori perché non nella musica - a un gruppo che ho intervistato è stato chiesto di firmare un documento in bianco in cui dichiaravano che non sarebbero dovute rimanere incinta durante il tour perché questo avrebbe creato problemi. Questo è uno dei motivi per cui i produttori maschili non si fidano delle band femminili, pensano che abbiamo tanti problemi e potremmo lasciare. Ma vorrei far notare che, per esempio, Zia McCabe, la tastierista dei Dandy Warhol, ha continuato a fare concerti e registrare l’album fino a una settimana prima del parto. Quindi anche se si dovesse rimanere incinta non sarebbe la fine del mondo.

No, direi piuttosto che è la continuazione del mondo, fino a prova contraria!

Eppure anche i Rai è successo più volte che abbiano fatto firmare documenti simili. Come è successo lì per le presentatrici la stessa cosa è successa a un gruppo italiano.

Se pensi che nell’81 le Go-Go’s sono state la prima band nella storia del rock ad avere un singolo al primo posto della chart americana, Beauty and the Beast, e che da quell’anno non è mai più successo! Non c’è mai più stata una band femminile al primo posto in classifica in America. Per band intendo un gruppo che suoni i propri strumenti e non i girl group, quelli degli anni ’60 ma anche degli anni ’90, come le Spice Girls per intenderci. In Italia chiaramente non è mai successo. Vorrei promuovere una petizione, scegliere un gruppo come rappresentante di tutti i gruppi femminili italiani e comprare in massa l’album in digitale per farle arrivare al primo posto in classifica. Sarebbe una cosa significativa.

Sì, se non altro per protesta. Non è possibile che nessuna di queste band suoni altrettanto bene a una band maschile.

No, infatti, e di band ce ne sono! E sono anche brave. È che il mondo della musica è molto maschile, le produttrici donne saranno due o tre e gli uomini hanno la fissazione che le band di donne non siano affidabili, che litighino tra loro, che possono rimanere incinta ecc.

Io credo che sia anche colpa dell’ascoltatore. Il maschio non trova “macho” ascoltare delle donne.

Questo è un altro problema, di educazione, che dovrebbe partire dai genitori e dalla società perché il maschio non ritiene che la donna non sia adatta a molte cose, non solo a suonare musica rock. Ma questo è un discorso molto più lungo e ci vorranno diverse generazioni per questo.

Facciamo una pausa dall’intervista, siamo sovversive! Ascoltiamo un gruppo bolognese, le Diva Scarlet con il brano “Immagina”, dall’album “Non+immagina” del 2008. 

So che stanno lavorando un nuovo album e che nel frattempo hanno creato un progetto collatarale, Decana, che coinvolgeva due di loro e Moltheni. Mentre le ascoltavamo ho pensato che suonano musica molto radiofonica, anche pop, niente di strano e non si spiega come certe cose oscene cantate da maschi invece vengono arrivino in classifica e loro no.

Diva Scarlet - Immagina

Credo sia un mistero che non dipaneremo mai. Tornando al tuo libro, quali sono state le scene musicali che hanno dato più spazio alle donne? 

Sicuramente il punk, che è nato negli stessi anni della seconda ondata femminista. Molte donne erano sia femministe sia punk. Io dico sempre che il femminismo ha dato una voce alle donne e il punk ha dato loro i mezzi per trasmettere quello che volevano dire. La scena punk è stata molto femminile intanto perché incoraggiava chiunque a provare, a salire sul palco e suonare. Le donne che erano sempre state abituate a sentirsi dire che non era una cosa adatta a loro, che non erano in grado di suonare la batteria e cose simili, si sono sentite benvolute nella scena punk. E poi c’erano molte videomaker, fotografe, personaggi icona. Era una scena molto femminile, del resto il look è stato creato da una donna, Vivienne Westwood e, anche se McLaren si è preso molti meriti, le idee migliori sono venute da lei. 

Anche nella scena grunge, anche se viene dipinta come maschile pensando ai Soundgarden o ai Pearl Jam, non c’erano solo i Nirvana che avevano molto più in comune con le riot girl di Olimpia o con la scena di Seattle. Kurt era amico delle Bikini Kill, era fidanzato con una di loro e si sentiva persino in colpa di essere un maschio bianco etero; sentiva la colpa di questa cosa e per questo faceva di tutto per promuovere i gruppi femminili. Nelle interviste ha citato tantissimi gruppi che poi io da ragazzina sperduta in un paesino in provincia di Padova andavo a cercare. Per me è stato una grande fonte: grazie a lui ho conosciuto le Raincoats, per esempio.

Com’è la scena in Italia oggi?

Qui ci sono tantissimi gruppi che fanno i generi più diversi. Capisco che magari gruppi come le Agatha, che fanno doom, pur essendo bravissime difficilmente arriveranno al primo posto in classifica ma ci sono molti gruppi che meriterebbero anche un successo commerciale. Per esempio le Roipnol Witch, fondatrici del movimento Rock With Mascara che raggruppa gruppi femminili e organizza molti eventi e concerti. Sono nate nel ’98 a Carpi (Mo) ma all’inizio non venivano prese molto sul serio perché hanno un’immagine molto frou frou. Si sono dimostrate non solo delle brave musiciste ma anche impegnate, sostengono le ragazze, sono femministe. Sono molto radiofoniche, suonano un rock pop all’ultima Courtney Love, per capirci, a parte la cover che hai scelto, che è più punk, in cui partecipano anche le Lilith le Morte, nate da due componenti, Alice e Annalisa, delle Kyuuri, che sono presenti nel mio libro e che anche loro hanno un album in uscita.


Roipnol Witch Ft. Lilith Le Morte - Io Sto Bene (Cccp Cover)


Il tuo bellissimo libro, Le ragazze del rock, è l’unica testimonianza scritta dei gruppi femminili rock in Italia. 


Sì è l’unica, spero rimanga l’unica e che da adesso in poi quando si parla di rock italiano si includano anche gruppi femminili come le Clito, che hanno fatto cose importanti come partecipare nella colonna sonora di un film di Fellini, ma non vengono mai citate. Il libro l’ho fatto proprio perché quando si parla della storia del rock italiano questi gruppi non vengono considerati. Spero che uscirà un libro sul rock italiano senza far differenza tra uomini e donne. Se non avessi raccolto queste testimonianze, soprattutto sui primi gruppi, sarebbero andate perse.




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