La contro-moda del punk
Continuiamo a parlare di musica e abiti e arriviamo agli anni ’70 e all’avvento del punk. Pochi giorni fa ne abbiamo parlato dal punto di vista del messaggio di rivolta politica e sociale ma il punk aveva anche un lato estetico ben riconoscibile.
Il punk nasce come rifiuto intenzionale dell’eccesso percepito nella musica mainstream (o la nella cultura mainstream nel suo complesso), e la moda dei primi punk artisti era provocatoriamente anti-materialista. Generalmente trasandati, spesso con i capelli corti al posto del look hippy con capelli lunghi o degli stili elaborati del rock e della disco anni ’70.
Negli Stati Uniti, vestiti semplici - che vanno dalle t-shirt/jeans/pelle dei Ramones che riflettono le classi meno agiate, agli abiti di seconda mano dei Television o di Patti Smith - diventano preferibili rispetto agli abiti costosi o colorati popolare nella scena disco.
Dee Dee Ramone, Sid and Ari Up of The Slits. Ramones concert, London, June 4th, 1977 Photo: Richard Young
In Inghilterra, gran parte della moda punk degli anni ’70 si basa sul design degli abiti di Vivienne Westwood e Malcolm McLaren venduti nel loro negozio, SEX. Tra questi, T-shirts deliberatamente offensive che divennero molto popolari nella scena punk come la T-shirt DESTROY che vedeva una croce rovesciata e una svastica Nazi.
La corrente punk ha continuato a evolversi, diramarsi e dividersi. Una delle principali nuove correnti è lo "street punk", ovvero il movimento che si proponeva come continuo della corrente punk britannica fondata dai Sex Pistols, sia nel look con creste multicolori (creste emerse proprio con questo movimento), borchie e giubbotti di pelle, generalmente molto vistosi e curati, sia nell'attitudine, spesso e volentieri libera da ogni influenza politica e votata esclusivamente al disordine, caos e all'ubriacarsi.
Gaznevada - Mamma Dammi La Benza: la prima canzone definibile punk in Italia dei Gaznevada, saliti su di un palco a Bologna nel settembre del '77.
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