La moda sartoriale dei primi mods




Continuiamo a parlare di abiti e musica e parliamo di un’altra moda decisamente riconoscibile che si ricollega, come lo swing, al jazz: il mod, termine coniato inizialmente per definire i fan del "modern jazz” e abbreviativo di modernism, fa riferimento alla subcultura giovanile che si sviluppò a Londra, nel Regno Unito, nei tardi anni cinquanta e raggiunse il picco di popolarità nel decennio successivo. 
I primi mod non usano riunirsi in gruppi, né seguono uno stile preciso e uniformato: ciascuno riflette un proprio stile puramente e profondamente personale, pur mantenendo un look comune, dal taglio dei capelli new french line alla ricerca degli abiti sartoriali italiani, tipicamente composti da giacche strette a tre o quattro bottoni e pantaloni stretti e affusolati (storicamente del modello Sta-Prest) che non terminavano mai a più di due centimetri dalla scarpa. Sulla base dell'attrazione per lo stile italiano prese piede l'utilizzo di scooter italiani (Vespe e Lambrette) come mezzo di trasporto; per proteggere gli abiti sartoriali durante gli spostamenti in motorino, i mod iniziarono allora a indossare i giacconi Parka, già comuni tra gli Scooter Boy, giacconi militari usati dai Marines statunitensi durante la guerra di corea, spesso adornati con simboli come il target della R.A.F.

La diffusione della cultura mod si ebbe circa dal 1962 al 1965, quando molte emittenti televisive inglesi cominciano ad interessarsi alla subcultura, inserendo all'interno dei loro programmi musicali iconografie tipiche moderniste o, come nel caso di Ready Steady Go!, veri e propri mod appartenenti alla scena londinese, portando ad un'esplosione su scala nazionale del fenomeno ancora delimitato ai confini di Londra, ma al contempo ad una massificazione dello stile, che perse la ricercatezza iniziale. Così come nell'abbigliamento e nella musica, i nuovi mod emulano i predecessori anche nelle abitudini, come quella di "invadere" con gli scooter le spiagge dell'Inghilterra meridionale, in particolare Brighton, durante le vacanze primaverili ed estive, e trovandosi molto spesso a contatto con giovani rocker, subcultura distantissima dagli ideali dei mod dell'epoca. Questi scontri, molto spesso semplici risse circoscritte, sono riportate iperbolicamente dalla cronaca nazionale su giornali e tv al fine di demonizzare entrambe le fazioni agli occhi dell'opinione pubblica, ma in realtà, con la crescente popolarità tra i nuovi adolescenti inglesi, si assiste negli anni ad un'escalation di violenza non tanto tra mod e rocker, quanto tra mod e forze dell'ordine che ormai sorvegliano i lidi durante questo genere di raduni.



Prima dell'avvento del mod revival alla fine degli anni settanta, non esiste un vero e proprio genere musicale mod, ma piuttosto un insieme di generi tradizionalmente ascoltati dai mod. Con il passare dagli anni sessanta l'ascolto della musica acquisisce una caratteristica imprescindibile di tutto il movimento, spostandosi dal mod jazz sempre di più verso la musica afroamericana come il soul ed il rhythm and blues, a suoni giamaicani come lo ska, portato in Inghilterra dai crescenti flussi migratori di quegli anni, che presto verrà riconosciuto prenderà il nome di Bluebeat, ed infine alla musica beat ed al fenomeno British invasion, della quale hanno fatto parte primi tra tutti The Beatles e Rolling Stones, gli Who, gli Small Faces, i Kinks, Spencer Davis Group, gli Action, The Yardbirds, gli Artwoods e i Creation.

Spencer Davis Group - 'Gimme Some Lovin': uno dei miei brani della top ten di tutti i tempi!


Il trampolino di lancio per il mod revival fu l'uscita nelle sale cinematografiche del film Quadrophenia di Franc Roddam, che narrava la storia di Jimmy, un mod degli anni sessanta, protagonista dell'omonimo concept album degli Who, unita alla nascita e all'affermazione di gruppi punk dai forti connotati mod; primi su tutti i The Jam.

The Who - Quadrophenia

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