Quando poesia e ceramica diventano mestieri: intervista a Valentina Pinza
Valentina Pinza, poetessa e ceramista racconta ai microfoni di Normcore
come trasforma i suoi sogni e le sue passioni in realtà. Laureata all'Accademia
di Belle Arti di Bologna in Pittura, è una libera professionista nel campo
delle arti visive e le sue poesie sono state pubblicate in due volumi: la monografia “Il pane del giorno prima” per Landolfi e la raccolta di poeti del bolognese “Centrale di Transito - (ceci n'est pas une antologie)" per Perrone.
Ciao Valentina,
benvenuta a Normcore. Parliamo subito del tuo primo mestiere, la poesia.
E’ un mestiere la poesia? Di solito si considera mestiere
uno che viene retribuito e la poesia non ha una grandissima retribuzione.
Beh, di questi tempi
non retribuiscono più niente!
No ma non è neanche una prestazione occasionale, un
contratto a chiamata, non è nulla, neanche un indeterminato fuffa del jobs act.
Del resto è così un
po’ tutta l’arte!
Ma questa è ancora più povera. Li spendi i soldi!
Non vediamo il lato
negativo, si parla di sogni! Com’è nato il desiderio di scrivere poesie?
Come una qualsiasi forma d’arte si inizia perché si pensa di
avere qualcosa da dire. Se poi si ha davvero te lo dicono gli altri, di solito.
A cosa ti ispiri per
scrivere le tue poesie?
A quello che conosco. Non dico che debba essere una regola
per tutti ma per me lo è. Io parlo del luogo da cui vengo, della mia famiglia
di origine, dei miei rapporti.
Tu sei romagnola...quindi
parli del mare?
Si. E della riviera.
E della piadina?
Si certo anche e di cosa c’è dentro!
Nel 2015 è uscito un
libro che raccoglie molte delle tue poesie “Il pane del giorno prima” per Ladolfi.
Che genere di raccolta è? Ha un filo conduttore?
Come il titolo suggerisce, il filo conduttore sono i miei
luoghi di origine e la mia famiglia di origine: mare, famiglia e cibo.
Oltre a questo volume
le tue poesie sono presenti anche in un altro libro: “Centrale di Transito -
(ceci n'est pas une anthologie)” Ed. Perrone, una fotografia dei poeti del
bolognese.
Sì, sono poeti che
scrivono stando a Bologna, perché di poeti bolognesi, originari di Bologna città,
credo non ce ne sia nessuno. Forse qualcuno della provincia.
Puoi leggerci una tua poesia?
Certo, si intitola “Previsioni (del tempo)", presente in “Centrale di Transito - (ceci n'est pas une anthologie)”.
Previsioni (del tempo)
Potremmo essere tutti fortunati
sopravvivere imbelli a questi anni
sfiorarne i drammi come i cani
che appiattiscono appena l’erba con la pancia
nelle corse veloci dietro un bombo in campagna.
Non affondare nel fango, schivare le frane
e affidarsi alle radici
come in una domenica sugli Appennini
quando doveva piovere e tutte le previsioni
l’avevano detto.
C’era poi solo un po’ di vento
e il cielo ad aprirsi al sole
nel pomeriggio
Quante poesie ci sono
tue in questa non-antologia? La scelta di quali inserire ha seguito anche in
questo caso un filo conduttore?
Tutti i poeti partecipano con sette poesie. Le mie non hanno
un filo conduttore preciso, le ho selezionate in modo che vadano a toccare
diversi temi che volevo fossero rappresentativi della mia poesia.
Parlando di sogni fai
un’altra cosa molto particolare: la ceramista. Hai da poco inaugurato la tua
sede all’interno dello spazio di co-working di Elastico Fa/ART. Come si chiama
il tuo progetto?
Ho uno degli atelier all’interno dello spazio in via
dell’Arcoveggio 49 assieme a illlustratici e illustratori. Il mio progetto si
chiama PAP, acronimo di Produzione Artigianale Propria.
E’ già bellissimo che
sia in italiano, non handmade o homemade, ma, se devo essere sincera, mi
ricorda anche il pap test!
Sì, la prevenzione è importante! E’ un acronimo che mi
ricorda le gelaterie in riviera. Prima che uscissero tutti questi termini
inglesi, gli artigiani appendevano cartelli con scritto "produzione propria" e voleva già dire
tutto.
Che tipo di oggetti
produci?
Bigiotteria in porcellana. Utilizzo quasi esclusivamente
porcellana perché è quello che imparato a usare negli anni quando
lavoravo per altri. In più produco piccoli oggetti per la casa come tazzine,
piattini, vassoi.
Produci tutto nel tuo
atelier, hai anche il forno lì.
Sì, è il mio bambino.
A me la porcellana
ricorda la nonna, il servizio che ci tiene tanto a darti in eredità. Mi
raccontavi alcuni trucchi per mantenerlo sempre perfetto.
Non bisogna metterlo in lavastoviglie! Non perchè la
porcellana non ci possa andare ma perché spesso le decorazioni sono in oro o
decalcomania e quindi la lavastoviglie rischia di rovinarli! Lavateli a mano, è
per quello che vi è arrivato perfetto fino a oggi!
La porcellana è un
materiale molto pregiato. Svelaci un altro trucchetto: come fare a riconoscere
se è porcellana vera?
La porcellana è traslucida, quindi basta metterla contro una
luce e se un po’ traspare è sicuramente porcellana. Anche lo spessore lo
suggerisce, perché la porcellana riesce a essere molto sottile mentre altre
terre no. Ma il trucco più simpatico è che se girate la vostra tazzina, sotto c’è
quasi sempre il cerchio di terra più opaco; se lo leccate e la saliva resta lì
allora è porcellana perché non è porosa.
Grazie mille dei
consigli pratici! Come è possibile contattarti e dove possiamo trovare i tuoi
lavori?
Si può venire in atelier, basta avvertirmi con un po’ di
anticipo. A breve sarà pronta anche la pagina di FB dove si potranno vedere le mie creazioni.
Radiohead - Nice Dream
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