Il carattere di tutti i libri italiani, inventato da un bolognese



Questa settimana si parla di parole e iniziamo con una curiosità che, tra l'altro, rende onore alla mia amata città: Bologna. 
Quando leggete un libro vi chiedete qual è il carattere usato? Quasi sicuramente nessuno di noi si è posto il problema ma, pensandoci, i caratteri sono l’elemento base della comunicazione stampata come lo sono le note per la musica. Tutti li vediamo, ma difficilmente qualcuno li osserva. 

La storia dell'editoria e quella della stampa scorrono parallele. Fu Francesco Griffo, un tipografo bolognese, che all’inizio del Cinquecento inventò il carattere corsivo  (che in inglese si chiama italic proprio perché fu inventato in Italia) a rendere famoso Aldo Manuzio, considerato il primo editore moderno.

Proprio ai caratteri di Griffo si ispirò qualche decennio più tardi Claude Garamond, un tipografo e incisore di caratteri francese già famoso per avere disegnato il “Grec du roi”nel 1541, il carattere greco usato per i libri destinati al re di Francia Francesco I di Valois. Claude Garamond disegnò il carattere romano da cui sarebbero derivati tutti i Garamond successivi, che sono decine. 

Quasi tutti i libri italiani sono, infatti, in Garamond, anzi, più precisamente in Simoncini Garamond, carattere rimaneggiato del Garamond da un tipografo bolognese, Francesco Simoncini, nel 1958.
Di conseguenza se i libri italiani fossero senza copertine, sarebbe quasi impossibile distinguere tra i vari editori se non sulla base della gabbia (il rettangolo di testo sulla pagina) e della carta. 
Il libri Bompiani, Sellerio, BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Feltrinelli, Salani, Longanesi, Guanda, Saggiatore, Nottetempo e Iperborea sono tutti in caratteri Simoncini Garamond.

Einaudi utilizza invece un'altra derivazione del Garamond, l'Einaudi Garamond, carattere commissionato da Giulio Einaudi nel 1956 a Francesco Simoncini. L'Einaudi Garamond è semplicemente un Simoncini Garamond con particolari e vezzosi accenti acuti su í e ú. 

La narrativa italiana e straniera di Mondadori è in Palatino, che assomiglia al Garamond, tanto che è anche detto il «Garamond tedesco», ma ha l’«occhio del carattere» – cioè il vuoto dentro le lettere – leggermente più grande, e le ascendenti e discendenti – cioè le stanghette delle b e delle p – leggermente più corte. 

Il Simoncini Garamond, insomma, si è imposto come standard. 

L’unica eccezione rilevante sembra essere Adelphi che ha scelto il Baskerville, carattere disegnato nel 1757 da John Baskerville, poi stampatore della Cambridge University Press, sia all'interno sia sulle copertine
Esterofili. 

Comunque sia il tema dei caratteri tipografici è talmente ampio, le differenze così sottili e invisibili ai non esperti, che semplificarlo è rischioso, ma sostanzialmente si può dire che l’interno dei libri italiani – e dei libri in generale – è molto molto simile a com’era cinquecento anni fa. 

Insomma verba volant, scripta manent!

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