Una webzine di cultura e musica dall’animo libertario: intervista a Giovanna Taverni, direttore editoriale de L'Indiependente



Giovanna Taverni, direttore editoriale de L’Indiependente, webzine nata nell’autunno del 2010 “di cultura e musica dall’animo libertario, nella sua ricerca di direzioni possibili”,  che ospita settimanalmente sulle sue pagine L'Uniquest, racconta ai microfoni di Normcore - La Normalità e Hardcore com’è nata l’idea di lanciare una rivista di musica e cultura in tempi di crisi editoriale e, forse, culturale.

Ciao Giovanna! Benvenuta a Normcore. Innanzitutto raccontaci com’è nata l’idea di fondare un magazine musicale in un periodo di difficoltà del mercato musicale indipendente. In che situazione è nata?
In realtà l’idea di fondare un magazine è stata abbastanza semplice, è il mandarla avanti che è più complicato. Tutto è nato qualche anno fa attorno a un bar di Napoli. Io e il mio collega, Salvatore Sannino discutevamo proprio l’idea di dare vita a una webzine. E qualche giorno dopo l’ho chiamato e gli ho detto: “L’ho fatto, l’ho aperto. Ora dobbiamo soltanto scriverci. E abbiamo unito quelle che erano le nostre passioni e vocazioni. Io non volevo che l’Indiependente fosse un semplice contenitore della musica che ascoltavamo o che si limitasse a fare le solite recensioni di dischi o live report di concerti. Era chiaro sin dall’inizio che dovessimo raccontare più un pezzo di mondo e non perdere il ritmo con quello che succedeva intorno a noi. Possiamo, per esempio, raccontare il contesto in cui nasce la musica che ascoltiamo. Con il tempo abbiamo notato un certo riscontro che abbiamo cercato di assecondare, ma tutto è partito dal centro della nostra città: Napoli. Se vuoi posso dirti anche l’indirizzo la sede morale dell’Indiependente: Vico Bagnara. Un gruppo all’inizio stretto e napoletano: penso a me Salvatore, Federica che si occupava del sito, Eugenio Maddalena e, anche se tutti e tre si sono defilati, non posso dimenticare qual è stato il loro apporto.

Per quanto riguarda la tua domanda sul mercato musicale indipendente, come ricordi tu, non se la passa benissimo, però è soprattutto il mercato editoriale in generale che non se la passa bene e questo riguarda anche il fatto che stiamo affrontando una rivoluzione digitale che colpisce ogni settore, i giornali, la musica. Ormai dischi e giornali hanno distribuzione gratuita. E quindi c’è una certa difficoltà ed è una follia resistere però noi continuiamo.

Del resto siete dei veri dissidenti! I temi che trattate sono principalmente relativi alla musica ma in realtà sulla vostra rivista si parla anche di cinema, cultura. Cosa puoi raccontarci della linea editoriale e cosa volete raccontare?
Più che una linea editoriale è una filosofia quella che raccontiamo ed è la ragione per cui non troverai solo musica ma anche cinema, cultura letteratura, attualità. So che i magazine sentono molto spesso l’esigenza di specializzare il contenuto e probabilmente è positivo per loro perchè il mercato chiede questo. Però l’idea di segregarci in un solo campo in particolare a me non è mai piaciuto e credo che tutte le sfere debbano interagire; infatti, anche la redazione è molto varia e cerchiamo di confrontarci un po’ con tutto: con la poesia, il cinema, la new wave, il post punk, quello che succede nel mondo. L’importante è raccontare le zone d’ombra del mondo, non bisogna perdere il contatto con la realtà. Poi è chiaro che ci interessa anche fare proposte in direzioni diverse. Il minimo che possiamo fare oggi per un lettore è offrire proprio questo panorama di idee e ipotesi di mondo che è diverso da quel che raccontano altri canali come la televisione, per esempio. E soprattutto in Italia è importante fare questo racconto diverso dal racconto della Tv.



Sicuramente è più stimolante e rende più curiosi di sorpassare la rigidità dei canali convenzonali. Mi raccontavi che la rivista è nata a Napoli ma adesso i collaboratori di L’Indiependente sono davvero sparsi su tutto il territorio nazionale. Come vi siete trovati e come riuscite a seguire la stessa linea?
Sì, ormai è uscito completamente da Napoli. Siamo rimasti e Fabio Mastroserio. Per il resto abbiamo uno spirito un po’ più on the road e ci sono i mezzi che ci permettono di lavorare assieme comunque. C’è un bel gruppo a Torino, non posso dimenticare Francesco Pattacini e Ilaria Del Boca, che sono con noi dall’inizio dell’esperienza e Alessia, Matteo e Monica. Ma siamo anche più al sud: c’è Seppino Di Trana a Potenza e un altro gruppo in Puglia. Poi siamo all’estero con Alessia Melchiore in Olanda, Riccardo Di Leo nel paese della Brexit. E poi nella Capitale, a Milano…vorrei dirti il nome di tutti ma non c’è il tempo. E’ molto bello che si sia creata questa atmosfera. Sarebbe più facile se ci potessimo incontrare ogni mattina davanti a un caffè per organizzarci ma viviamo nel secolo che ci permette di fare tutto anche a distanza cosa che consente anche di coprire meglio il territorio, di essere più presenti.

Come sono i vostri lettori e che tipo di riscontro vi danno?
Sicuramente un lettore più trasversale rispetto a un lettore di rivista musicale classica. Però quando dico trasversale ho paura che i lettori si dividano, chi segue la proposta musicale, chi quella cinematografica, ma il nostro obiettivo è proprio quella di riunirli, di stimolare il discorso di scoperta di cui parlavamo prima.

Sarebbe bello che le persone si interessassero alle varie forme d’arte e di cultura che grazie a voi si possono ritrovare in uno stesso posto. Ricordiamo allora ai nostri lettori dove possono trovare la vostra rivista che si scrive IndiEpendente!
Infatti volevo ricordarlo, visto che alcuni lettori ci confondono con l’altra rivista, L’Indipendente senza E che era di Giordano Bruno e non c’entra con noi. Ci possono trovare su L’Indiependente.it e su tutti gli altri canali social.

Grazie Giovanna di esser stata con noi e complimenti per la vostra rivista, è sempre bello che qualcuno si impegni nella cultura!

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