BUS #2: da Pasadena a New York
I Mazzy Star nascono nel 1987 a Pasadena, durante un tour degli Opal con i The Jesus and Mary Chain, Kendra Smith (già nei Dream Syndicate), bassista e cantante della band, decide di far perdere le proprie tracce. Il chitarrista David Roback (già nei Rain Parade col fratello Steven) chiama allora a sostituirla una giovane cantautrice di cui aveva prodotto il disco d'esordio, Hope Sandoval. Al ritorno della Smith, Roback decide di lasciare gli Opal e di formare, con la Sandoval, un nuovo gruppo: i Mazzy Star, che scrivono da soli tutto il materiale, incaricandosi lei dei testi e lui della musica
Dopo quindici anni, cioè dal 1996, nel 2011 il gruppo si è riformato pubblicando il quarto album, Seasons of Your Day. E proprio in questi giorni è stato annunciato che si intitola Still l’EP dei Mazzy Star che uscirà l’1 giugno e conterrà tre nuove canzoni e una versione alternativa di So Tonight That I Might See, dall’omonimo album del 1993.
Mazzy Star - Quiet the winter Harbor
I Massive Attack ci raccontano dell’episodio “Hated in the Nation - Odio universale”. In una città non definita, in un tempo non precisato le api sono ormai totalmente estinte. A sostituirle, dei congegni robotici di forma identica: minuscole intelligenze artificiali che permettono l’impollinazione, che sanno autogestirsi e possono – per decisione del governo britannico – in rari casi, memorizzare informazioni fotografiche. L’uomo che manovra le api e le conduce all’omicidio (che diventerà, alla fine, un vero e proprio sterminio) ha visto la donna di cui è innamorato in fin di vita, dopo essersi tagliata le vene perché non sopportava più la pressione mediatica che un innocente fraintendimento le aveva causato.
Comprendendo le conseguenze drammatiche dell’odio diffuso tramite i social, decide dunque di farla pagare a tutti coloro che sono convinti di poter “formulare giudizi senza conseguenze”, e per farlo utilizza proprio un prodotto di quella tecnologia che ha distrutto la vita della donna: le api robotiche. Dunque crea, tramite un falso profilo, l’hashtag #DeathTo, e la persona a cui sarà collegato il maggior numero di questo hashtag, dovrà morire. Si parla dunque della gogna mediatica cui i social possono portare, di bullismo e delle conseguenze della tecnologia...
Commenti
Posta un commento