Il flauto dolce nella didattica non è il male assoluto, ma quasi. Intervista a Rosalba Deriu, docente Pedagogia musicale per didattica della musica


Rosalba Deriu, docente di Pedagogia musicale per didattica della musica al Conservatorio di Musica Giovanni Battista Martini di Bologna, racconta ai microfoni di Normcore come sia possibile avvicinare anche i più giovani alla musica colta  e ci spiega perché Morricone ha ragione a criticare l’uso esclusivo del flauto dolce nelladidattica.

Che cosa insegna e che metodologia applica per insegnare agli insegnanti?
Io insegno agli studenti del conservatorio che sono quasi al termine del percorso di studi e che decidono di volersi dedicare all’insegnamento della musica: o della musica così come l’abbiamo conosciuta tutti nelle ore curriculari della scuola media - e quindi la disciplina che si chiamava educazione musicale, le due ore che si fanno alle scuole medie - o l’insegnamento dello strumento nelle scuole medie a indirizzo musicale, dove oltre alle due ore di musica gli studenti scelgono di suonare uno strumento. Io insegno a loro quali possono essere le strategie più efficaci per avvicinare gli studenti al mondo della musica.

Ho letto che lei organizzava lezioni-concerto. In cosa consistono?
Sono un’esperienza che ho condotto per molti anni, una ventina, in collaborazione con SIEM - Società italiana di Educazione Musicale e il Teatro Comunale, che le ha sposate per tutto il periodo ma che poi le ha tagliate per questioni legate al dissesto finanziario. In realtà le lezioni-concerto avevano un costo molto ridotto e riuscivano a coinvolgere molte classi e molti bambini, circa 2200-2300 bambini tutti gli anni. Ho controllato proprio in questi giorni: nell’ultimo anno, il 2008, avevamo fatto 15 lezioni-concerto che avevano raggiunto 2200 tra bambini della scuola primaria e ragazzi della scuola media.

L’anno scorso riportavo proprio qui a Normcore la notizia che Morricone ha criticato duramente il sistema d’insegnamento scolastico musicale e si accaniva in particolare sull’uso esclusivo del flauto. Cosa ne pensa? Facendo lezione ai bambini riusciva ad avvicinarli e insegnare la musica in un modo diverso?
Le lezioni-concerto sono delle esperienze un po’ straordinarie perché si svolgono all’interno del teatro, un luogo diverso dalla scuola, dove incontrano dei musicisti in carne ed ossa che suonano per loro e quindi c’è un rapporto diretto molto stimolante e motivante. Ovviamente nella scuola questo rapporto diretto con i musicisti e questa eccezionalità dell’incontro con i musicisti non c’è.

Però il professore è un musicista.
Sì, il professore è un musicista che però ha deciso per una serie di motivazioni legate alla prassi di utilizzare il flauto dolce che di per sé non è uno strumento cattivo. Morricone ha ragione a scagliarsi contro l’uso esclusivo del flauto. Di fatto il flauto dolce, che ha avuto il suo battesimo nella didattica musicale in area tedesca, era stato pensato da Orff per essere inserito all’interno del suo progetto didattico come uno fra tanti altri strumenti per far fare musica ai bambini come le piastre, i metallofoni, gli xilofoni, quegli strumenti intuitivi, che si possono suonare anche senza sapere nulla di musica. Il flauto dolce arricchiva questo ensemble musicale. Di fatto da noi il flauto dolce è diventato poi l’unico strumento e questo ha portato una povertà, perché un conto è suonare tanti strumenti in cui ciascuno fa quel poco che sa fare, anche una nota, ma all’interno di un ensemble, anche quella sola nota può dare molta soddisfazione perché è parte di un evento sonoro che è molto più ricco, più interessante, gratificante. Se l’ensemble è formato solo da flauti dolci, magari di scarsa qualità, e quindi scarsamente intonati, che suonano tutti la stessa linea melodica…
Come l’inno alla gioia, che sappiamo tutti!
Esatto, l’esperienza musicale non è delle più entusiasmanti, né per Morricone ma neanche per i ragazzini che in realtà non la vivono con un grande entusiasmo e una grande voglia di fare musica.

E probabilmente questo poi li allontana anche dagli strumenti e, secondo me è anche il motivo per cui c’è una scarsa cultura musicale.
Di sicuro la poca voglia di avvicinarsi alla musica non produce cultura. Se uno non ha voglia di fare musica non ce l’ha neanche di avvinarsi a quel mondo o per lo meno a quel mondo scolastico perché poi di fatto la musica fa parte della vita di tutti: non c’è ragazzino o adolescente che non abbia con la musica un rapporto molto molto stretto ma non è la musica che si insegna a scuola. C’è una frattura, che nel mondo della musica è molto evidente e su cui bisognerebbe riflettere, fra come le persone vivono l’esperienza musicale nella propria vita e come nella scuola.

Sì, c’è un gap enorme che bisognerebbe pensare a come colmare, che poi è quello che lei insegna ai suoi studenti. Almeno i suoi studenti insegneranno come si deve!
Ah sì beh, poi ognuno insegna a modo suo! Quello che io faccio è di fornire degli strumenti. Certo, questa idea di cercare ricongiungere o perlomeno di non allargare la separazione tra la musica che si vive al di fuori della scuola e la musica che si vive all’interno della scuola è un consiglio e su questo si lavora perché ci sono tante strategie per cercare di avvicinare i due mondi, quello della musica pop e quello della musica colta, che sono mondi diversi ma non sono inconciliabili né alternativi o che devono stare distanti.

Tutto sta nel metodo e nella passione
Come insegna la didattica generale, non solo della musica, partire dal vissuto, quello che i ragazzini amano, ciò con cui passano il loro tempo è generalmente il modo migliore per aprirli ad altro. Certo, il flauto dolce si presta poco: utilizzarlo per fare le musiche del mondo pop funziona poco.

Però c’era anche la diamonica, dai, che funziona meglio! È un po’ anni '80 ma a scuola da me si usava!
Per concludere non sono previsti altri corsi per i bambini?
A Bologna in realtà sono molte le agenzie che fanno lezioni-concerto per le scuola ma il Teatro Comunale non lo fa più. Si potrebbe fare un appello perché le rifaccia!

Eccome! Chissà se al Teatro Comunale qualcuno ci sta ascoltando e coglie il messaggio per riattivare il corso per far ascoltare della buona musica ai bambini.
La musica in generale è sempre buona se si sa come ascoltarla. Quello che noi cercavamo di fare con le lezioni-concerto era non tanto di presentare musiche che i ragazzini conoscessero già, come quelle dei film o dei cartoni, un po’ acchiappa attenzione, ma nemmeno di trasmettere un sacco informazioni sulle musiche che avrebbero ascoltato. Il nostro tentativo era di metterli direttamente in contatto con un brano musicale e di aiutarli a capire da soli qualche cosa di quel brano e quindi di attivare autonomamente dei meccanismi di comprensione. Ci sembrava il modo migliore per far sì che loro imparassero ad ascoltare lì ma che poi imparassero a utilizzare gli stessi meccanismi di comprensione anche in altri contesti con altre musiche, altri generi. Un percorso non limitato a quello che succede lì durante la lezione concerto ma che possa fornire strumenti per ascoltare la musica anche in atri contesti.

Giustamente, il coinvolgimento è sempre il modo migliore per appassionare le persone, che siano bambini o adulti. Funziona così per tutti!

Speriamo allora che tra i nostri ascoltatori ci sia qualcuno che ha voglia di aiutarla a riattivare questa bella iniziativa! Grazie mille a Rosalba Deriu.

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